Filiera delle costruzioni, in Fvg diecimila posti persi dal 2010

La madre di tutte le crisi? Affermarlo potrebbe sembrare un azzardo, se è vero come è vero che la recessione è un fenomeno globale. I dati del mercato del lavoro regionale, però, esprimono una realtà  che fa riflettere. E che conferma come l’edilizia, intesa come filiera allargata, estesa anche all’indotto più diretto, quello dell’industria estrattiva, dei semilavorati e del legno-arredo, pesa per due terzi sulla caduta occupazionale che dal 2008 ha colpito il Friuli Venezia Giulia. Sono infatti quasi 10.000, dati Inps alla mano, i posti persi in questi comparti dal 2010. «Una cifra che conferma, pur non tenendo conto dell’indotto indiretto (impiantistica, industria metalmeccanica, intermediazione immobiliare) quale sia il peso specifico della filiera delle costruzioni nell’economia e nel mondo del lavoro, soprattutto nella realtà  specifica del Fvg. Ecco perché il sindacato, vista la portata e la durata della crisi dell’edilizia privata, insiste sul ruolo fondamentale delle opere pubbliche», commenta il segretario regionale della Fillea Cgil Emiliano Giareghi.
Giusto accelerare sulle infrastrutture strategiche, quindi, ma anche sugli interventi di messa in sicurezza del territorio e del patrimonio residenziale pubblico, a partire dalle scuole. «Si tratta di un investimento che non solo genera fatturato e occupazione nel breve periodo, facendo ripartire il volano delle costruzioni, ma destinato anche a generare un ritorno nel medio-lungo periodo, in termini di minori costi. Prevenire, come conferma l’ennesima emergenza terremoto in centro Italia, costa meno che ricostruire», dichiara ancora Giareghi. «Bene quindi il progetto Casa Italia, dunque, a patto che porti risorse vere e in tempi rapidi, con trasparenza di gestione degli appalti e le giuste scale di priorità ».
Quanto alla situazione specifica del legno e del mobile, Giareghi ricorda che si tratta di un comparto coinvolto a pieno titolo nella filiera allargata delle costruzioni, nonostante la produzione regionale sia fortemente votata all’export, e quindi segua dinamiche condizionate sia dalla domanda interna, fortemente legata all’andamento dell’edilizia, sia dalla congiuntura internazionale, sulla quale pesano altre dinamiche. «Entrambi i fattori ““ commenta ancora Giareghi ““ hanno scatenato una crisi che solo tra il 2010 e il 2014 ha cancellato 4mila posti nell’ambito delle aziende regionali del legno e del mobile. Adesso c’è qualche segnale di ripresa, sia pure a macchia di leopardo: indispensabile quindi sostenere da un lato la domanda interna, anche attraverso la proroga del bonus mobili, dall’altro gli investimenti delle imprese in innovazione, design, marketing».
Ma un rilancio del settore è impossibile se non si investe anche sulla professionalità  e sulla qualità  del lavoro: «È anche in quest’ottica ““ conclude il segretario della Fillea Fvg ““  che va letta la nostra battaglia per il contratto di lavoro. Se Federlegno crede che la strada per tornare competitivi passi per una riduzione dei diritti, con doti crescenti di flessibilità  e aumenti salariali risibili, siamo davvero sulla strada sbagliata. Ecco perché domani manifesteremo davanti alla sede di Confindustria Udine: sappiamo infatti che quella di Federlegno è una poizione largamente condivisa tra quelle mura e che quello del legno-arreo è solo uno dei fronti sui quali si combatte la grande battaglia sui contratti nazionali».